MES, EUROGRUPPO, CORONABONDS: sono  termini molto ricorrenti in questi giorni in televisione o sui quotidiani.
Nella nostra news la spiegazione semplificata per comprendere le importanti decisioni che devono essere prese a livello europeo in queste ore.

In questi giorni, alla televisione come sui quotidiani, i termini MES, EUROGRUPPO, CORONABONDS e altri sono molto utilizzati.
È indispensabile conoscerli, infatti, per comprendere appieno la situazione legata alla pandemia che stiamo vivendo, per questo motivo abbiamo pensato di parlarne in modo semplificato in questa news.
MES, EUROGRUPPO, CORONABONDS: ecco cosa significano le parole che riempiono le pagine di questo capitolo di storia così delicato.

Cosa è il MES

Il MES è il Meccanismo Europeo di Stabilità.
Nasce nel Settembre 2012 durante la crisi dei vari debiti sovrani, con la finalità di fornire assistenza finanziaria ad uno Stato Membro, la cui crisi può mettere a rischio l’intera Area Euro.
Ricordi, per quanto il nostro Paese, l’intervento del governo tecnico Monti e lo spread tra il nostro BTP e il BUND tedesco, come l’Italia faceva fatica a finanziarsi e chiedere soldi al mercato?

Prevede prestiti anche per i Paesi che, nonostante siano in condizioni macroeconomiche solide, potrebbero avere bisogno di aiuto, ed è regolato da un trattato internazionale governato da:

1        ECOFIN – Ministri delle finanze di ciascun Stato

2        Presidente dell’Eurogruppo

3        Direttore generale nominato da tutti i Ministri delle finanze dell’Unione.

Funzionamento del MES

Il MES offre sostegno agli Stati Membri attraverso prestiti o con l’attivazione di linee di credito che sono garantite dal capitale conferito nell’insieme dei Paesi Ue.
Oggi il capitale versato ammonta a 80,5 miliardi di Euro. Come per una società, gli Stati azionisti posseggono una partecipazione e hanno una responsabilità limitata.

L’Italia possiede il 17,79% delle quote ed è il terzo Paese per dimensione dopo Germania e Francia.
Il MES può intervenire in aiuto agli Stati attraverso molti canali,  come sul mercato primario, comprando direttamente titoli di Stato di nuova emissione,  o su quello secondario, con titoli già emessi sul mercato, e può ricapitalizzare le istituzioni finanziarie degli Stati in difficoltà.
Può intervenire attraverso diversi strumenti, quando ciò è necessario per salvaguardare la stabilità della zona Euro, e si attiva solo su richiesta dello Stato Membro interessato.
Una volta ricevuta la domanda,  la BCE, Banca Centrale Europea, e la Commissione Europea fanno una valutazione basata su tre principali variabili:

  1. L’esistenza del rischio per il Paese
  2. La sostenibilità del debito pubblico del Paese che ha formulato la richiesta di aiuto
  3. Le esigenze economiche di tale Paese.

Una volta terminate tali valutazioni, in caso di accettazione della richiesta, viene redatto un protocollo di intesa nel quale sono indicate le condizioni per fornire l’assistenza finanziaria.
Tutti gli strumenti di sostegno che eroga il MES sono caratterizzati da un certo grado di condizionalitá, ossia l’obbligo di rispettare alcuni vincoli affinché si possa accedere allo strumento di sostegno.
Il compito di mantenere il rispetto delle condizioni prestabilite spetta alla Comunità Europea, alla BCE e al Fondo Monetario Internazionale.
Le modalità di intervento del MES, che prevedono appunto tale forte condizionalitá, attualmente disincentivano i Paesi a farne uso.  Avrai infatti sentito più volte in questi giorni il Presidente del Consiglio Conte richiedere una soluzione alternativa all’utilizzo del MES.

Cosa potrebbe cambiare con le riforme del MES

Dal 2018 è in corso una discussione sulla riforma del MES. Riguarda il fatto di prestare assistenza a Paesi in crisi, ma di non prevedere in alcun modo a una ristrutturazione automatica dei loro debiti pubblici.
Oggi la situazione si è complicata a causa della pandemia e quindi di questa urgenza inaspettata. Bisognerebbe che in particolare il MES potesse aiutare gli Stati colpiti da uno shock esogeno al di fuori del loro controllo, con interventi a sostegno dell’economia tempestivi e mirati, oltreché temporanei, quindi senza aggravi permanenti nei conti pubblici.
A questo punto poi, un piano di rientro del debito dovrebbe essere attivato solo dopo la fine della pandemia e tale piano, date le ferite sociali prevedibili, non potrebbe che essere fatto gradatamente.

Possibili scenari per l’Italia

Sulla base del trattato vigente,  l’Italia probabilmente potrebbe avere accesso agli aiuti MES tramite l’accensione di una linea di credito precauzionale.
La condizionalitá però non potrebbe che essere coerente con l’emergenza che stiamo vivendo.
Data la circostanza infatti, sarebbe opportuno stabilire a livello europeo che l’unica clausola condivisibile prevista per ricevere le risorse stanziate dal MES sia che queste ultime vengano spese bene e per fare fronte all’emergenza Coronavirus.

CORONABONDS o altro

Una delle ipotesi circolate in questo periodo sarebbe quella di utilizzare il MES per emettere i “Coronabonds “, titolo di debito sovranazionali (una sorta di “BTP europeo”) garantiti da tutti i Paesi Europei. Si tratterebbe in sostanza di “Eurobonds”, titoli che rappresentano un debito comune e non debiti dei singoli Stati.
Già in passato si era già ipotizzata la nascita degli Eurobonds per sostituire il debito pubblico esistente accumulato dai singoli Stati,  ma la proposta era sempre stata ritenuta inaccettabile per i Paesi del Nord.
A causa delle condizioni eccezionali che l’Europa sta affrontando, ora c’è chi ipotizza un’evoluzione dello scenario a sostegno degli Stati UE attraverso uno strumento ad hoc costruito.
Tali politiche di sostegno allo sviluppo europeo potrebbero anche essere viste come un primo salto qualitativo verso un assetto federale, che però al momento non trova consenso politico nemmeno nei governi dei Paesi che chiedono gli Eurobonds.
Un gruppo di economisti ha avanzato la proposta di creare, nell’ambito del MES, una linea di credito apposita per i Paesi colpiti dallo shock pandemico da erogare sotto forma di prestito a lunga scadenza, con spese dei prestiti esclusivamente collegate all’emergenza Covid-19.
Questa proposta comporterebbe una radicale modifica del trattato e richiederebbe il voto unanime di tutti gli Stati Membri. Si tradurrebbe quindi in lunghi tempi di approvazione della proposta e rettifica di conseguenza da parte di ogni Parlamento Europeo.
La proposta sarebbe buona, ma purtroppo non compatibile con l’emergenza che stiamo attraversando.

Monitoriamo costantemente l’evolversi della situazione, dopo il mancato accordo di due notti fa all’Eurogruppo.
La trattativa tra Paesi del Nord e del Sud, per esser ritenuta valida, dovrà trovare uno sbocco in tempi celeri, viceversa si constaterebbe la divisione dell’Unione con le inevitabili conseguenze.
A presto per gli opportuni aggiornamenti.